san Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa;
sant’Eracla, vescovo di Alessandria;
san Melezio, vescovo di Sebaste; san Felice, vescovo di Bologna;
sant’Apro, sacerdote ed eremita; san Sigiranno, abate di Lonrey; santa Adreilde, badessa del monastero di Santa Maria a Le Mans; san Sola, sacerdote ed eremita; san Giovanni, detto il taumaturgo, vescovo di Poliboto; sant’Annone, vescovo di Colonia; sant’Osmondo, vescovo di Salisbury; san Bernardo degli Uberti, abate vallombrosano, cardinale e vescovo di Parma; beato Pietro Pettinari, terziario francescano; beati Francesco Galvéz Iranzo, francescano, Girolamo de Angelis e Simone Enpō, gesuiti, martiri del Giappone; beato Adolfo Kolping, sacerdote; san Giovanni Calabria, sacerdote, fondatore delle Povere Serve e delle Poveri Servi della Divina Provvidenza.
Nacque nel III secolo d.C. in Asia Minore, in quella che è l'attuale Izmir, porto della Turchia, a quei tempi Nicomedia, per poi trasferirsi a Scandriglia, in provincia di Rieti.
La leggenda vuole che suo padre, Dioscuro, di religione pagana, l'avesse rinchiusa in una torre per proteggerla dai suoi pretendenti. Inoltre, per evitare che utilizzasse le terme pubbliche, egli gliene fece costruire di private. Barbara, vedendo che nel progetto vi erano solamente due finestre, ordinò ai costruttori di aggiungerne una terza, con l'intenzione di richiamare il concetto di Trinità. Quando il padre vide la modifica alla costruzione intuì che la figlia poteva esser diventata cristiana.
La madre di Barbara aveva già abbracciato segretamente la religione cristiana, finendo col rivelare il suo segreto alla figlia. Questa, dopo aver sentito alcune delle preghiere, percepì Gesù all'interno del suo cuore e diventò così cristiana; coinvolse nella sua nuova passione anche la sua amica Giuliana, convincendola a convertirsi e a pregare insieme a lei.
Il padre decise allora di denunciare sua figlia al magistrato romano che, in quei tempi di persecuzione, la condannò alla decapitazione dopo due giorni di atroci torture, prescrivendo che la sentenza venisse eseguita proprio dal padre. Era il 4 dicembre dell'anno 306. Secondo la leggenda, Dioscuro procedette all'esecuzione, ma subito dopo venne ucciso da un fulmine, interpretato come punizione divina per il suo gesto. Con lei soffrì lo stesso martirio anche Santa Giuliana.
Fonte: Cathopedia