san Charbel Makhlouf, sacerdote antoniano;
santa Cristina, vergine e martire;
san Vittorino, martire;
san Fantino il Vecchio, eremita;
santa Eufrasia, vergine;
san Declano, primo vescovo di Ardmore;
santa Sigolena, religiosa;
santi Boris e Gleb, martiri;
san Baldovino, cistercense, fondatore e abate di San Matteo a Rieti;
beata Cristina la Mirabile, vergine;
santa Cunegonda, principessa d’Ungheria, religiosa clarissa;
beato Giovanni Tavelli, gesuato, vescovo di Ferrara;
traslazione dei santi magi a Colonia;
beato Antonio dell’Aquila, sacerdote agostiniano;
beata Ludovica di Savoia, vedova, clarissa colettina;
beati Nicola Garlick, Robert Ludlam e Riccardo Simpson, sacerdoti e martiri;
beato Giuseppe Lambton, sacerdote e martire;
san Giovanni Boste, sacerdote e martire;
san Giuseppe Fernández, sacerdote domenicano e martire;
beato Modestino di Gesù e Maria, francescano;
beati Maria del Pilar di San Francesco Borgia Martínez García, Teresa di Gesù Bambino García García e Maria Angela di San Giuseppe Voltierra Tordesillas, vergini carmelitane scalze e martiri;
beata Maria della Mercede Prat, vergine della Compagnia di Santa Teresa di Gesù e martire;
beato Saverio Bordas Piferer, sacerdote salesiano e martire.
Dei diversi culti che narranno della giovane martire Santa Cristina, il più affascinante narra di una giovane undicenne che, per la straordinaria bellezza, venne segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell'imperatore, in compagnia di dodici ancelle.
Con questo gesto il padre voleva in realtà costringere la figlia, divenuta cristiana, ad abiurare la pericolosa religione per sottrarla ai rigori della legge, ma la fanciulla spezzò le preziose statuette degli dei che il padre le aveva collocato nella stanza e ne destinò il metallo ai poveri.
Il padre allora la fece flagellare e rinchiudere in carcere e, poiché Cristina persisteva nella sua professione di fede, Urbano la consegnò ai giudici che le inflissero vari terribili supplizi.
Nel carcere, dove fu gettata a languire, venne consolata e guarita da tre angeli.
Si passò quindi alla soluzione finale con una pietra al collo. Fu gettata nelle acque del lago, ma la pietra, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò in riva la fanciulla. Lo snaturato padre venne punito da Dio con la morte. Ma le tribolazioni di Cristina non finirono. I giudici tornarono a infierire su di lei, condannandola a terrificanti torture come la graticola arroventata, la fornace surriscaldata, il morso di serpenti velenosi, fino a stroncarne la giovane vita con due colpi di lancia.